Autore archivio: rosanotaro

NON SIAMO NUMERI

20240608_085134È un problema che attanaglia gli animi.

È un teorema che dimostra la logica.

È un assioma che pone un fondamento deducibile.

Siamo numeri infinitesimi manipolati da numeri che si sentono primi ma che stanno a un passo dall’ultima fila.

Deriviamo da una teoria che nella pratica ci ha messi tutti nello stesso mazzo nel momento in cui la discesa ha prodotto un effetto domino.

Siamo un unico pensiero integrato in un’azione permanente e risolutiva.

Limitiamoci all’essenza per non sprofondare nell’iperbole dell’apparenza.

Siamo fatti della stessa materia dei sogni ma poi sprofondiamo in buchi più neri della propria coscienza.

Ordine, disordine, caos entropico che ci trasporta, ci avvolge e poi ci conduce nel vuoto cosmico.

L’unico fondamento assoluto che ci resta è la libertà di pensiero che diventa un postulato inconfutabile qualora lo rendiamo efficace.

Volate più in alto che si può fino a individuare la vostra stella, piuttosto che perdersi nelle bolge dantesche.

A.M.A.

ALLA MIA MAMMA

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MAMMA unione indissolubile…

Dolce simbiosi, amore eterno…

Disarmante sorriso

che parte dal mattino

e ti accompagna fino a sera.

La prima parola che pronunci

e che rasserena il cuore.

Quella mano

che non ti abbandonerà mai

anche quando sarai adulta

e sarai in grado di camminare da sola.

L’unica persona

che saprà perdonare

i tuoi sbagli senza mai

smettere di amarti.

Quel dolce bacio sulla fronte

mentre stai dormendo.

Una dolcezza infinita,

l’abbraccio avvolgente

che cullerà il cuore per tutta la vita.

A.M.A.

1° MAGGIO

20230501_080652Il mughetto, una pianta con i fiori bianchi e profumati, simili a dei campanellini, che per la loro forma vengono chiamati anche tazzine delle fate. In questo giorno c’è l’usanza di regalare almeno un mazzo di questi fiorellini, simbolo di felicità che torna, ma anche come portafortuna. In Francia il primo maggio si celebra anche la Festa del Mughetto e questo si deve grazie al datore di lavoro di alcune operaie francesi. Per premiare e ringraziare del lavoro svolto e della fatica donò ad ognuna di loro un ramoscello di mughetto. Da questo gesto di gratitudine e con il passare del tempo il piccolo fiorellino bianco è divenuto simbolo della festa del Lavoro. Successivamente il mughetto si è visto legare sempre di più nella simbologia del primo maggio. Prima per celebrare l’arrivo della primavera poi associandolo al lavoro.

Nella mitologia latina il mughetto, dedicato al dio Mercurio, rappresentava la speranza. E durante i riti sacri se ne regalavano tre rametti in segno di amicizia. Tempo dopo, per i cristiani, il mughetto divenne il fiore di San Leonardo. Secondo il mito infatti il fiore si generò in segno di vittoria dalle gocce di sangue del santo, ferito durante la sua lotta contro il demonio.

Quale augurio migliore in questo giorno….

 

“Lavoro è vita, lo sai,

e senza quello

esiste solo paura e insicurezza”

~ John Lennon ~

VENT’ANNI CHE STO QUI

FB_IMG_1706908850479Capitolo I

Era un pomeriggio estivo degli anni ’90 quando arrivai per la prima volta “alla fine del mondo”, non ho mai capito se si dicesse in senso buono o dispregiativo. Comunque secondo me finisce solo la provinciale, poi una stradina porta su verso la montagna…sicuramente sarebbe stato più appropriato “a un passo dal cielo”

Un viaggio interminabile, reso tale forse dalla curiosità, diventò ancora peggio quando cominciarono le curve…per fortuna non ho mai sofferto il mal d’auto. Insomma arrivare fu un’impresa, a parità di tempo sarei arrivata quasi in Sicilia. Fu allora che compresi perché la mia mamma fece rinunciare a mia sorella la supplenza che aveva preso nei suoi primi anni d’insegnamento, qualche decennio prima. Ma sono convinta che c’era dell’altro, lei come me aveva il potere di vedere oltre. La mia giovane età non mi permise di captare altro, nemmeno se ci furono commenti al loro ritorno a casa, la mia mamma all’epoca accompagnava quasi sempre mia sorella, specialmente quando si trattava di raggiungere luoghi molto distanti dal paese.

La prima impressione fu come un “dejà vu” forse vissuto in un sogno, forse in un racconto o forse mi ricordava qualcosa di simile. Per strada non c’era un’anima, non che adesso sia cambiato molto. Mi consolava il fatto che amavo farmi coccolare dalle mura domestiche, abitudine che non mi ha mai abbandonata. Spinta dalla curiosità di sapere cosa ci fosse da vedere affrontai un giro sul corso principale che tagliava quasi a metà la parte superiore da quella inferiore, quasi a denotare un piccolo dislivello. Il primo approccio non fu tanto malvagio, se non fosse stato per quegli sguardi interrogativi delle persone che ti vedevano per la prima volta. Alquanto normale che un viso forestiero attirasse l’attenzione pubblica. Non mi soffermai e passai oltre anche per evitare domande indiscrete. La gente anziana si sa è molto curiosa e vuole sapere tutte le novità.

I miei soggiorni furono fugaci e non molto periodici, forse in cuor mio speravo che si diradassero sempre più. Le aspirazioni erano ben altre, mai e poi mai avrei immaginato che di lì a poco venisse delineato il mio destino. Le mie prime conoscenze si soffermarono al vicinato, devo dire per niente male, tranne un’anziana un pochino troppo invadente e curiosa. In compenso avevo attirato la simpatia di due bimbe molto affabili, si sa i bambini non mentono, peccato che poi crescono e vengono condizionati dagli adulti.

Analizzando la situazione avevo già compreso che non mi sarei mai adeguata a quel modus vivendi e in cuor mio speravo sempre in una soluzione alternativa, che si poteva profilare ma, che cominciò a sfumare qualche anno dopo. Siccome ho sempre amato le sfide, non le competizioni, perché le considero da frustrati quando non sono a livello agonistico, ho accettato il trasferimento definitivo senza condizione. Ho sempre avuto un forte spirito di adattamento per cui non mi è pesato, non avevo previsto che in pochi mesi sarei stata colpita da uno tsunami che avrebbe stravolto completamente la vita, pur rimanendo sempre me stessa.

È vero il detto che i guai arrivano senza bisogno che te li vada a cercare. Per qualcuno poteva essere la cosa più bella al mondo invece per me non lo è stato, anzi avevo già capito che non sarebbe stato facile. Siccome il paese non offriva alcuna attrazione, le campagne elettorali erano un diversivo non solo per incontrarsi, discutere e soprattutto scontrarsi al punto tale da inimicarsi addirittura la propria famiglia. Mai visto in vita mia un coinvolgimento così fortemente sentito.

To be continued…

A TE ALDA

20240318_180449Sei un vuoto d’amore

pieno di sentimenti.

Uno spazio dove crescere,

dove poter urlare

un silenzio immane.

Uno sguardo laggiù

dove finisce il mare

e inizia l’infinito,

dove soffoca la paura

e comincia l’incanto

che provoca un brivido tempestoso.

Canti alla luna un inno celestiale

e poi ti fermi a cercare

l’ebbrezza di un momento eterno.

Salva la tua folle pazzia

con dei poveri versi

che saltano come grilli

e hanno il suono delle cicale.

In un attimo scorre

tra ginestre e fiori

un tenero pensiero

di una donna avida

di un dire che non sa,

perché la bestia feroce

di lei si è impadronita

e non fu più amata.

Sei venuta con la primavera

scatenando, non una tempesta,

ma riempiendo d’amore

quel vuoto che ci hai lasciato.

Vittima della follia

che non ha turbato

quel pensiero vagante

e il suo lento fuggire

ha dettato una confusione immensa

generando ciò che il cuore

non riusciva più a contenere…