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Straccetti di pollo con le verdure

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Questo secondo piatto a base di carne bianca è adatto per ogni occasione, è molto gustoso e nello stesso tempo facile e veloce da preparare. Inoltre può essere preparato anche utilizzando carni diverse, dal vitello al tacchino, al maiale, in ogni caso si ottengono sempre ottimi risultati e piatti unici, creativi e appetitosi.

INGREDIENTI
  • Petto di pollo
  • Melanzane o peperoni gialli o rossi
  • Olio evo
PROCEDIMENTO

Per preparare gli straccetti di pollo basta tagliare il petto di pollo a listarelle, non troppo grandi, massimo un centimetro.

Nel frattempo tagliare a cubetti la melanzana e salatela, per eliminare l’acqua di vegetazione che gli conferisce il sapore amarognolo, lasciare riposare per un paio d’ore.

Per il peperone tagliare a listarelle oppure a tocchetti non molto grandi.

Saltare in padella con olio evo la melanzana o il peperone, oppure se si preferisce entrambe, e far cuocere. Quando le verdure sono ben cotte aggiungere gli straccetti di pollo e mescolare continuamente per una decina di minuti, fino a completa cottura del pollo. In questa maniera, il pollo, oltre ad essere più saporito, per l’aggiunta delle verdure, si manterrà più morbido. L’unica accortezza è che va servito appena cotto.

Entrambe le versioni, sia con le melanzane che con i peperoni, sono molto gustose. Sicuramente sarà gradevole anche la versione con più verdure insieme. Da provare!

Fusilli con la mollica

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Questo piatto è considerato una ricetta “povera”, gustosa e molto facile da preparare. La caratteristica principale di questa bontà è la mollica fritta che veniva anche chiamata “il formaggio dei poveri”, poiché sostituiva il costoso formaggio. Ormai viene considerato un piatto molto prelibato che lo si può trovare quasi sempre nei menù, con piccole varianti, di tutte le regioni del sud, ma in particolare della Basilicata. In genere il formato di pasta utilizzato è quella lunga, in particolare i fusilli (o ferrazzuoli).

INGREDIENTI
  • 200 g di pasta (dose per 2 persone)
  • mollica sbriciolata
  • peperoncino in polvere
PROCEDIMENTO

Prendere un quattro cucchiai colmi di mollica sbriciolata e abbrustolitela con due cucchiai di olio in una padella. Quando è quasi pronta aggiungere un cucchiaino raso di peperoncino in polvere, che gli conferirà il colore rosso caratteristico di questo piatto. A parte preparare l’olio facendo saltare un po’ di aglio sminuzzato, per farlo insaporire (se non lo si gradisce si può anche togliere), appena l’aglio comincia a friggere togliere dal fuoco e aggiungere il peperoncino in polvere e versare subito il tutto sulla pasta appena scolata, per evitare che il peperoncino si bruci. Alla fine aggiungere la mollica abbrustolita. Mescolare il tutto affinché si amalgami bene.

In alternativa qualcuno aggiunge anche il sugo di pomodoro. Ma, a mio avviso, si gusta meglio in bianco.

Carnevale: qual è il significato?

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Con il termine “Carnevale” si intende il periodo che intercorre tra il 17 Gennaio ed il 1° giorno di Quaresima, anche se il periodo può variare da regione a regione, infatti da alcune parti ha inizio dopo la Candelora, ovvero il 2 Febbraio. Comunque la conclusione è uguale per tutti e coincide con il martedì grasso, che precede il mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima. Ma se per molti il periodo di Carnevale si basa esclusivamente di feste in maschere, divertimenti e sfilate con carri allegorici e cose del genere, per i cattolici praticanti rimane un periodo di preghiera seguito da digiuno e penitenza

L’etimologia del termine “carnevale” risale quindi con ogni probabilità al latino “carnem levare”, espressione con cui nel Medioevo si indicava la prescrizione ecclesiastica di astenersi dal mangiare carne a partire dal primo giorno di Quaresima, sino al “giovedì santo” prima della Pasqua, con specifico riferimento al banchetto d’addio alla carne che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale, il martedì grasso.

In poche parole il Carnevale è una festa molto divertente soprattutto per i bambini, ma quando si tratta di tradizioni locali da onorare, anche gli adulti non si tirano indietro e sono pronti a mascherarsi e a festeggiare.

Il Carnevale oggi si inserisce nella tradizione cattolica ma le sue origini vanno molto più indietro nel tempo.

Una delle teorie più diffuse è quella che fa coincidere la nascita del Carnevale al tempo degli Antichi Romani. In particolare a Roma, come pure nelle altre province dell’Impero Romano, durante i festeggiamenti dei Saturnali era previsto l’utilizzo di maschere. Infatti queste feste popolari celebrate in onore del dio Saturno prevedevano lauti banchetti a cui prendevano parte tutti, sia nobili che poveri. Vi era un vero e proprio rovesciamento delle classi sociali, favorito anche da maschere che impedivano il riconoscimento delle persone, che quindi si lasciavano andare a qualsiasi genere di sfrenatezza. Secondo queste teorie le origini del Carnevale italiano risalirebbero proprio a questo periodo, e questi riti sarebbero sopravvissuti fino al Medioevo. La Chiesa però pose un forte limite a queste usanze, ed il culmine della festa veniva raggiunto con il rogo di un fantoccio che rappresentava i mali dell’anno appena trascorso.
La storia del Carnevale rivela dunque che il Martedì Grasso avesse un significato ben diverso da quello che gli attribuiamo oggi, che lo associamo ad una festività religiosa.

Pertanto il significato del Carnevale richiamava il ‘mondo alla rovescia’ dove almeno per un breve periodo il valore delle gerarchie sociali veniva abbandonato e ci si lasciava andare allo scherzo. Il Carnevale dal punto di vista storico viene considerato come un periodo di festa e di rinnovamento. Secondo il calendario dell’antica Roma, il periodo che oggi noi dedichiamo al Carnevale poteva coincidere con la fine o con l’inizio dell’anno. Tenete conto che la storia del festeggiamento del Carnevale in Italia è molto antica. Si parla del Quattrocento e del Cinquecento come secoli per cui già si hanno delle testimonianze della festa del Carnevale in alcune città italiane.

Il carnevale è senza dubbio la festa più pazza e variopinta dell’anno, dove tutto è permesso e dove il gioco, lo scherzo e la finzione diventano, per un po’, una regola. Si tratta di una delle ricorrenze più diffuse e popolari del mondo, basti pensare all’immensa notorietà di cui godono eventi come il Carnevale di Rio o quello di Venezia che non mancano di attirare milioni di turisti.

Inutile dire che i festeggiamenti del carnevale, soprattutto in Italia, sono molteplici e affondano le loro radici nei secoli: Viareggio, Cento, Satriano, Acireale, Fano, Putignano, Verona, Striano sono solo alcune delle tradizionali rassegne carnevalesche oggi considerate fra le più importanti del mondo, ognuna con i suoi peculiari ed inimitabili riti.
Il Carnevale di Venezia, di gran lunga il più popolare nel mondo, è quello che possiede le origini più antiche: un documento originale datato 1094 fa menzione di un “pubblico spettacolo” nel periodo pre-quaresimale per le strade della città e la festa venne formalmente istituita dal Doge nel 1296. Dopo 800 anni di storia, il carnevale fu vietato da Napoleone nel 1797 dopo la sua occupazione armata della città perché giudicato “sovversivo” e fu “riportato alla luce” solo nel 1979

Secondo la storia del Carnevale le maschere italiane rappresentano vizi e virtù del popolo, ma anche della classe borghese e nobile. Il significato delle maschere tradizionali varia per ciascun personaggio. Ecco quali sono le maschere italiane più famose che ci sono state tramandate dalla lunga tradizione teatrale e letteraria delle Commedia dell’arte:

  • ARLECCHINO è la celebre maschera lombarda, la cui madre, poverissima, gli cucì il tradizionale costume con scampoli di vari colori. Le sue doti caratteristiche sono l’agilità, la vivacità e la battuta pronta.
  • PULCINELLA è la maschera più antica della tradizione italiana, e la sua nascita coincide con le origini del Carnevale. Questa maschera era già conosciuta ai tempi dei Romani, ma sparì con l’arrivo del Cristianesimo. La maschera di Pulcinella è risorta nel ‘500 con la Commedia dell’arte, e le sue caratteristiche principali sono la sobrietà dei movimenti, e l’arguzia delle battute, sempre secche e mordenti.
  • Anche la maschera di COLOMBINA è molto antica, come testimoniano le commedie di Plauto, dove non manca mai l’ancella furba e maliziosa pronta ad aiutare la sua padrona.
  • GIANDUJA è la maschera piemontese che incarna il galantuomo di spirito buono, cui piace il vino, l’allegria e di cui è proverbiale la distrazione. Questa maschera nasce nel 1700 con la Commedia dell’arte.
  • Tra le maschere di Carnevale veneziane, quella di PANTALONE è famosa: è un uomo avanti con l’età, avaro e diffidente, sempre pronto a giudicare ed incurante degli affari degli altri.
  • Incerte sono le origini della maschera milanese di MENEGHINO: secondo alcuni risalente agli Antichi Romani, come Colombina, secondo altri alla Commedia dell’arte del ‘600. Meneghino rappresenta il servitore rozzo ma di animo buono, pronto ad aiutare chi si trova in difficoltà, come pure a deridere i difetti dei nobili.

Con il Martedì Grasso, si ha la chiusura dei festeggiamenti carnevaleschi e, quindi, la fine della settimana dei sette giorni grassi, chiamati così perché durante le feste si consumavano cibi grassi. Secondo la storia del Carnevale, con l’avvicinarsi della fine del periodo di settuagesima, la Chiesa raccomandava che il giorno dopo il martedì grasso, cioè il Mercoledì delle Ceneri, venisse rispettato il digiuno e l’astinenza previsti per l’inizio della Quaresima. Infatti. In questo ultimo giorno di Carnevale si potevano gustare i tipici dolci e festeggiare prima del lungo periodo di preghiera: per quaranta giorni non era concesso alcun divertimento e bisognava rispettare una lunga astinenza dalle carni con prolungati digiuni

 

Cheesecake alla “siciliana”

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La cheesecake  è un dolce freddo composto da una base su cui poggia un alto strato di crema di formaggi. La base è solitamente costituita da biscotti sbriciolati e poi reimpastati con l’aggiunta di tuorlo d’uovo o burro, oppure da biscotti inumiditi di caffè, sciroppo o liquore, oppure può essere fatta di pan di Spagna o pasta frolla. Per la crema di solito si utilizzano formaggi freschi e molto morbidi come la ricotta, il mascarpone, Philadelphia o altri formaggi da spalmare.

Per renderlo più gradevole spesso si può arricchire con l’aggiunta di frutta fresca, frutta candita, frutta secca o cioccolato, che vanno a decorare la parte superiore della torta. La mia variante “siciliana” è la seguente:

INGREDIENTI

  • 300 g di biscotti secchi
  • 400 g di ricotta
  • 50 burro
  • 300 g di zucchero
  • noci

PROCEDIMENTO

Sciogliere il burro e farlo intiepidire, nel frattempo ponete i biscotti nel mixer e frullateli fino a ridurli in polvere. Poi passateli in una ciotola e mescolateli con il burro fino ad uniformare il composto. Una volta amalgamato il tutto disponete in uno stampo e con l’aiuto del dorso di un cucchiaio cercate di compattare in modo da formare una base piuttosto uniforme. Riporre in frigo per almeno 1/2 ora per far rassodare.

Preparare, nel frattempo, la crema aggiungendo lo zucchero alla ricotta. Molto meglio se si prepara il giorno prima, per far sì che lo zucchero si sciolga meglio.

Una volta pronta la crema ricoprire la cialda di biscotti e livellare. Sminuzzare le noci grossolanamente e ricoprire il dolce con la granella ottenuta. Mettere in frigo.

Per gustarla meglio si consiglia di prepararla il giorno prima.

P.S.: come biscotti si consigliano i Rigoli (ottimo abbinamento con la ricotta) ma vanno bene qualsiasi biscotti secchi.

 

I GIORNI DELLA MERLA

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Gli ultimi giorni del primo mese dell’anno, ovvero Gennaio, sono denominati i “giorni della Merla”. Non tutti, però, sanno il vero motivo per il quale il 29-30 e 31 gennaio di ogni anno sono chiamati in questo modo. Ecco una delle tante leggende dei giorni della Merla.
La leggenda narra che c’era una volta una merla bianca candida che veniva perseguitata dal mese di Gennaio, freddo e gelido. Ogni volta che la merla decideva di uscire durante i giorni del primo mese dell’anno per poter fare provviste di cibo, Gennaio si divertiva a spargere neve, freddo e piogge su tutto il territorio, impedendo così al volatile di cibarsi.
Un anno, però, la merla decise di farsi delle provviste durante il mese di Dicembre, che le sarebbero bastate anche per tutto il mese di Gennaio, che all’epoca contava solo 28 giorni. Passati i 28 giorni la merla credeva di aver fregato Gennaio, ma in realtà così non era. Gennaio, infatti, incattivito dal doppio gioco della merla, decise di chiedere aiuto a Febbraio, facendosi prestare tre giorni. Quando la merla uscì fuori dal suo habitat, ecco che si scatenò una vera e propria bufera di neve e gelo, che la costrinse a ripararsi per tutto il mese di Febbraio all’interno del comignolo di un camino. Quando la merla potette uscire dal comignolo le sue penne erano ormai tutte nere a causa della fuliggine e da quel momento in poi i merli sono di colore nero.

In seguito a questa leggenda gli ultimi giorni del mese di gennaio vengono considerati i più freddi e gelidi della stagione invernale e secondo alcune credenze, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Inoltre c’è anche una spiegazione “decisamente bellica”. Infatti, secondo un certo Sebastiano Pauli, tale espressione linguistica deriverebbe da un problema logistico in tempo di guerra: era necessità, verso la fine di gennaio di molti anni fa, di far passare un cannone chiamato la “Merla” al di là da un fiume. Il grande freddo di quei giorni ne fece gelare le acque offrendo così un’occasione per risolvere il problema del trasporto.

Una storiella che ha infinite varianti da posto a posto, ma che ha una cosa in comune a tutti: gli ultimi 3 giorni di gennaio, che,  sebbene, vengano considerati i più freddi dell’anno, i meteorologi si sono affannati a dimostrare che non tutti gli anni è così e che le medie dicono che c’è qualche giorno più freddo. Nonostante tutto la tradizione non si è spenta.

fonte Web

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